Ritrovamenti fossili dimostrano la presenza della
vite, nelle foreste, gi� 300.000 anni fa e vi sono prove che
l'uomo consuma l'uva, prima come frutto e poi come succo, sin
dalla notte dei tempi. La coltivazione della vite, come frutto
domestico, risale all'et� del bronzo, in regioni come la
Palestina, la Giordania e l'Egitto, mentre la scoperta del vino
� rivendicata, attraverso la loro mitologia, da tutti i popoli
che vivono sul bacino del Mediterraneo. Per gli Egizi, con ogni
probabilit� i primi e veri viticoltori, fu Osiride ad insegnare
loro come trarre il vino dall'uva, mito che ne limitava il
consumo esclusivamente in occasione di feste e riti sacri;
descritte da Erodoto quelle che greci e romani dedicavano alla
luna nuova. Nei secoli che precedono la nascita di Cristo, il
consumo del vino, fino allora sacrale e collettivo, �
laicizzato; nasceva in Grecia, per giungere poi sino a Roma,
il simposio, una sorta di riunione conviviale che alternava
musica, canto e conversazione in cui il consumo del vino era
riservato ai soli uomini. Il primo secolo a.C. vede la
coltivazione della vite espandersi su tutto il territorio
dell'Impero Romano, nascono delle taverne ed il consumo del vino
� alla portata di tutti. La natura dei vitigni, le tecniche di
coltura e la vinificazione producevano un vino molto diverso da
quello che beviamo oggi; il vino era un liquido denso, quasi
sempre dolce e ad alta gradazione alcolica, invecchiato per
diversi anni in recipienti di terracotta, era consumato con
l'aggiunta, in proporzioni variabili, d'acqua. Con l'avvento
del Cristianesimo ritorna l'aspetto sacrale del vino, e sar�
proprio quest'aspetto, il vino con il pane, come parte centrale
della messa, a salvarlo da sicura estinzione durante i secoli bui
del Medioevo. Furono, infatti, i monaci, con l'intento di
salvaguardare la produzione vinicola come parte integrante del
messaggio evangelico, a coltivare la vite accanto a chiese e
monasteri e a nascondere nelle cantine il vino; non a caso
numerose aziende agricole portano, ancora oggi, il nome
d'antichi insediamenti religiosi. Due i fatti, che proprio in
quel periodo, portarono ad un notevole miglioramento qualitativo
della produzione: l'introduzione, da parte dei Galli, delle
botti di legno e la scoperta che nelle cantine migliorava
l'invecchiamento del vino. I primi secoli del nuovo millennio
vedono la rinascita della vite. La viticoltura diventa
un'importante attivit� agricola anche se i metodi di
vinificazione sono ancora approssimativi e senza regolamentazioni.
Poco per volta quei cambiamenti che coinvolgono ogni tipo
d'attivit� o produzione, investono anche la viticoltura,
simpiantano vitigni adatti alle diverse caratteristiche del
terreno e del clima, in cantina si presta maggior attenzione alle
differenti esigenze dinvecchiamento dei vari vini, il consumo
diventa un fatto quotidiano legato ai pasti. Dopo la nascita del
torchio, le innovazioni tecnologiche atte a migliorare il vino si
susseguono di pari passo con la ricerca della qualit� che ha,
nella prima met� del diciannovesimo secolo, con il Conte di
Cavour, nelle tenute di Grinzane, il precursore d'importanti
cambiamenti nella vinificazione e nell'invecchiamento del vino
piemontese per eccellenza: il Barolo.
Nel 1867 si tiene a Torino, impoverita dal trasferimento della
capitale a Firenze del 1864, la prima Fiera Enologica per
dimostrare con i fatti che nel nostro Piemonte si stende un
terreno che ha pochi uguali per bont� e variet� di vini.
Nei primi decenni del ventesimo secolo, in modo speciale nell'astigiano,
con le crisi provocate da guerre e calamit� di varia natura, la
redditivit� della viticoltura � molto scarsa, uve e vino sono
venduti, sino a tutti gli anni cinquanta, al miglior
offerente (e l'offerta � sempre molto bassa) si predilige la
quantit� alla qualit�. In questi ultimi decenni la tendenza si
capovolge nettamente, si attua una politica di minore produzione a
tutto vantaggio della qualit�. Ne � la dimostrazione pi�
lampante la Barbera, un vino che sembrava destinato
all'estinzione, che � oggi presente ed apprezzato sulle tavole
internazionali, ridando fiducia e smalto alla viticoltura
piemontese accanto ai vini, Barolo e Barbaresco, solo per citarne
alcuni, che hanno da tempo reso famosa la nostra terra, il
Piemonte, come terra da vino.
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