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IL FORMAGGIO

 Formaggi DOP

Bra
Castelmagno
Gorgonzola
Grana Padano
Murazzano
Raschera
Robiola di Roccaverano
Taleggio
Toma Piemontese


Un bassorilievo sumerico risalente al terzo millennio a.C. e conservato al British Museum di Londra è il primo documento che testimonia la lavorazione del formaggio raffigurandone le varie fasi, iniziando dalla mungitura, eseguite da sacerdoti.La produzione, come preparazione e consumo abituale del formaggio, risale alletà greca; era però limitata al solo uso di latte di capra o di pecora. I romani introdussero per primi l'utilizzo di latte di mucca e di bufala e con loro l'arte casearia divenne una redditizia attività economica. Più tardi l'incontro tra le culture e le tradizioni casearie greco-romane e quelle degli invasori barbari getta le basi per nuove regole per la produzione e la conservazione del formaggio, regole che saranno seguite per tutto il Medioevo. Il formaggio segnò poi, per un certo periodo, una distinzione di classe; era un simbolo evidente di povertà il consumo di formaggi dal sapore forte, che induceva un maggiore consumo di pane mancando su quelle tavole la carne mentre la borghesia, che poteva permettersi ogni tipo di alimento, preferiva formaggi dal sapore tenue e fresco. Col passare dei secoli le tecniche di lavorazione del formaggio migliorano sensibilmente, cambia e aumenta il consumo, la tradizionale produzione contadina viene affiancata dalle prime industrie casearie, anche se nella nostra regione non vi è un pascolo, una baita o un casolare senza una caldaia di rame per il caglio ed una cantina per la stagionatura del formaggio. Lungo tutto l'arco alpino, dall'Alta Langa all'Alto Monferrato, al Canavese è un fiorire di produzioni, legate a volte al nome della valle, al latte usato, al tipo di lavorazione e stagionatura. Si distinguono così le Tome di Murazzano dove prevale il latte ovino con un'eventuale aggiunta di vaccino; nascono da greggi stanziali di pecore e capre le Tome o Robiole prodotte in un vasto territorio che va dalle Langhe Albesi a quelle del Monferrato, le Tome di Lanzo e quelle canavesane, del Biellese, della Valsesia, della Val Pellice, ecc. Ormai celebri i Tomin di Melle nel Saluzzese e di Chiaverano nel Canavese. Dagli alpeggi del Monregalese nasce il Raschera, di latte vaccino, porta con sé il profumo dei pascoli alpini, dalla pianura il Bra, sempre di latte vaccino, in due varianti: il Bra duro e il Bra Tenero, mentre in Valle Grana troviamo il Castelmagno, un formaggio per intenditori, internazionalmente riconosciuto. Se il Piemonte è Terra da Vino nondimeno lo è da formaggio, su tutte le tavole, nella nostra tradizione, il formaggio è presente, non solo come fine pasto, ma come alimento amato e conosciuto. L'importanza che ha nella nostra regione il formaggio è data anche dallo svolgersi a Bra, in provincia di Cuneo, di Cheese, non una semplice Fiera del Formaggio ma una rassegna mondiale delle produzioni lattiero-casearie e come ha tenuto a precisare Carlo Petrini, presidente nazionale di Slow Food, una vetrina della qualità.
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