Rare sono le sue notizie storiche: nel XII sec. viene citato in un documento
dell'archivio di Nizza Monferrato, il conte Nuvolone scrive del vitigno "Barbera" nel 1799. La
sua origine ancora incerta potrebbe risalire a germinazioni spontanee nel Monferrato da
semi di vitigni più antichi poi tramandati per le loro ottime caratteristiche; per questo
gli ampelografi lo definiscono "vitis vinifera
Montisferratensis". Molto diffuso per la resistenza alle crittogame, per la buona vigoria e per la produzione costante
e abbondante, la sua introduzione è tutto sommato recente: in Piemonte è stato
comunemente impiegato per la ricostruzione dei vigneti dopo la distruzione
fillosserica dei primi decenni del '900; attualmente è coltivato in ben
trentadue province italiane e diffuso in tutta Europa e oltre oceano. Il Barbera è
molto sensibile alle componenti pedologiche e climatiche assumendo forme differenti in quanto
a caratteristiche qualitative ed a volume del frutto. La sua foglia è pentalobata
di grandezza media, il grappolo è piramidale o cilindrico, più o meno compatto a
seconda delle condizioni colturali e ambientali, l'acino è ovale e allungato, piuttosto grosso,
di colore blu intenso e pruinoso. Matura tra fine settembre e inizio ottobre. Adattandosi facilmente a diversi tipi di terreno è stato in passato coltivato anche in zone non idonee per la vite in generale giungendo così a forzature ambientali con
un decadimento qualitativo, mentre la maggiore attenzione prestata attualmente alla qualità del vino prodotto, sull'onda di un rilancio a livello internazionale, assicura al Barbera un futuro di meritato prestigio. A seconda del terreno, della zona e della metodologia di vinificazione
si ottiene un prodotto da consumare giovane oppure da destinare
all'invecchiamento.
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