E' il più antico e nobile vitigno piemontese a bacca
rossa. Nel XIII sec. era coltivato a Rivoli, nel 1511 lo citano come
"prezioso e da proteggere" gli statuti di La Morra.Definito
anche "la regina delle uve nere", il Nebbiolo necessita di cure
laboriose, ma per l'alto pregio dei vini che ne derivano la sua
coltivazione non è mai stata abbandonata. E' un vitigno assai sensibile
alla composizione del suolo, questo spiega le parecchie sottovarietà e la
loro difficile classificazione. Da citare le due più importanti: Michet e
Lampia. La prima ha una produzione piuttosto incostante e limitata,per
questo la sua area di diffusione si va restringendo nonostante l'ottima
qualità dell'uva; si riconosce per la foglia pentalobata di dimensioni
inferiori alla media, il grappolo compatto, piccolo, cilindrico; l'acino
rotondo, di colore violaceo-rossiccio, pruinoso. La seconda, di maggiore
diffusione per la buona resa
quantitativa e per il vino pregiato che ne
deriva, ha la foglia grande, trilobata, il grappolo di buon sviluppo dalla
forma piramidale e allungata, l'acino rotondo, viola scuro, fortemente
pruinoso. Il nebbiolo è un vitigno vigoroso e richiede una potatura
lunga, necessita terreni ben esposti e di non eccessiva altitudine,
marnosi come intorno ad Alba,sabbiosi come nel Roero, morenici
pedemontani. Teme le brinate primaverili poiché germoglia precocemente,
mentre la maturazione è tardiva, di norma dopo il 15 ottobre, e sarebbe
proprio da addebitarsi al tempo nebbioso della raccolta il suo nome,
mentre per altri deriverebbe dalla patina bianca che ricopre l'acino. Dal
Nebbiolo hanno origine, a seconda del territorio di coltivazione e alla
durata dell'invecchiamento quattro vini a D.O.C.G., Barolo, Barbaresco,
Gattinara e Ghemme e tredici vini a D.O.C. tra cui i vini pedemontani del
Piemonte settentrionale dove il vitigno è conosciuto come Spanna e
Picotener.
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